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VENEZIA 74, IL PREMIO BRESSON PER GIANNI AMELIO PORTA LA FIRMA DI GERARDO SACCO
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La Fondazione Ente dello Spettacolo assegna il premio “Bresson” 2017, realizzato nei laboratori orafi crotonesi della Gerardo Sacco, al regista Amelio

C’è anche un’opera del maestro Gerardo Sacco alla 74ma edizione della Mostra internazionale del Cinema di Venezia. È stato realizzato nei laboratori della maison d’arte orafa crotonese, infatti, il prestigioso premio “Robert Bresson 2017”, che per il 2017 è stato assegnato al grande regista calabrese Gianni Amelio. Istituito nel 1999, il Premio Robert Bresson viene attribuito ogni anno al regista che abbia dato testimonianza con il suo lavoro del difficile percorso di ricerca del significato spirituale dell’esistenza. Il premio – assegnato dalla Fondazione Ente dello spettacolo (FEdS) e dalla ‘Rivista del Cinematografo’ con il patrocinio della Segreteria per la comunicazione della Santa Sede e del Pontificio Consiglio della cultura – è stato consegnato ieri, 4 settembre, al regista da mons. Giovanni D’Ercole, presidente Commissione episcopale per le comunicazioni sociali della Cei – Conferenza Episcopale Italiana, nel corso di una cerimonia presentata dalla giornalista Tiziana Ferrario. Alla cerimonia erano presenti anche il direttore della Mostra del Cinema, Alberto Barbera, e il presidente della Biennale di Venezia, Paolo Baratta. Nel presentare l’opera firmata da Gerardo Sacco, la giornalista  Tiziana Ferrario ringrazia il maestro Sacco che da oltre 50 anni dà il suo contributo al cinema attraverso le sue creazioni.

Amelio commenta così il premio ricevuto:

“Se mi vedesse mia madre. Era la mia più grande sostenitrice. Un giorno mi diede un grande schiaffo perché le avevo detto di voler vendere le mie riviste di cinema. Dovevo dare un esame e non avevo i soldi per sostenerlo. Mi disse che non mi dovevo permettere, perché non bisogna mai separarsi dalle cose che si amano. L’università, la laurea e il pezzo di carta sono sempre inferiori alla passione. E la mia era il cinema” Storie di vita vissuta che forse accomunano i due artisti, oltre alla passione per il loro lavoro e quell’aspetto visionario e umano che contraddistingue l’arte di entrambi. Anche per l’artista crotonese, infatti,  fu la figura materna a cambiarne il destino, quello di chi oggi è noto ai più come l’Orafo delle Dive, ma che per volere del patrigno avrebbe dovuto contribuire alle spese familiari, sin dalla tenera età di dieci anni, lavorando come muratore e rinunciando agli studi, come racconta il maestro nel suo libro “Sono Nessuno! Il mio lungo viaggio tra arte e vita “scritto a quattro mani con il giornalista Francesco Kostner, ormai giunto alla seconda edizione e il cui ricavato è andato alle popolazioni colpite dal terremoto.

 

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