Un’ora e mezza di emozioni che ha restituito alla città la magica atmosfera del Capodanno in piazza. Era dal 2019 che non accadeva. Poi la pandemia ha imposto il suo brusco stop ad ogni forma di aggregazione e socialità. Ma stanotte Cosenza ha svelato il suo volto migliore, complice una perfetta macchina organizzativa messa a punto in pochissimi giorni dall’Amministrazione comunale guidata dal Sindaco Franz Caruso. Il resto lo ha fatto il crooner siciliano Mario Biondi che ha scaldato i cuori dei cosentini e delle migliaia di persone che si sono assiepate sotto il megapalco di Piazza dei Bruzi (magnifico il colpo d’occhio restituito dalle istantanee dall’alto che hanno documentato il lunghissimo serpentone che dalla sede comunale ha invaso tutta l’isola pedonale fino a Piazza Bilotti). L’artista catanese è salito sul palco intorno alle una e dopo novanta minuti ha salutato Cosenza con l’augurio di un anno migliore “perché il 23 in Sicilia porta bene”. Mario Biondi ha intrattenuto il pubblico di Cosenza dettando i tempi di un concerto dalle mille sfaccettature. Prima di lui sul palco di Piazza dei Bruzi era salito anche il Sindaco Franz Caruso per formulare gli auguri alla città e a tutti i presenti, ma anche per consegnare una targa al dee jay cosentino di lungo corso, Franco Siciliano, animatore del dj set che ha preceduto l’arrivo di Mario Biondi e che proprio quest’anno ha tagliato il traguardo dei 40 anni di attività nella musica. Poi la scena è stata tutta per il crooner catanese, accompagnato da una band nella quale si sono distinti, tra gli altri - tutti all’altezza del compito - Massimo Greco al piano ed il sassofonista Marco Scipione. Una formazione che è stata messa insieme negli ultimi tour e che lo ha assistito anche in “Romantic”, l’ultimo progetto dal quale è scaturito anche il quattordicesimo album di Biondi che invita a riappropriarsi dei valori di un tempo, in primis l’amore, declinato nelle tracce del cd nelle sue più diverse accezioni. Per la verità nel concerto di Cosenza, Biondi non si è soffermato molto sui brani di “Romantic” pescando in altre direzioni del suo repertorio: da “Cantaloup Island” di Herbie Hancock, inserito nell’album “Dare”, del 2021, ad “A child runs free”, tratto dall’album “Handful of soul”, inciso nel 2006 e da cui tutto ebbe inizio. E non è un caso che la febbre del pubblico (grande compostezza la sua) sia salita non appena vengono accennate, mancando dieci minuti alle 2,00, le prime note di “This is what you are”, il celeberrimo brano sul quale si innesta il timbro inconfondibile del Barry White italiano. E allora Piazza dei Bruzi si trasforma quasi in una discoteca. Ora il pubblico comincia a prenderci gusto e si spella le mani. Dalla platea una richiesta prontamente accolta: quasi a cappella Biondi intona “Ci penserò domani” dei Pooh e annuncia che nel 2023 sarà a Milano ad omaggiare Valerio Negrini, paroliere e fondatore dei Pooh, scomparso diversi anni fa e che fu autore di quasi tutti i testi delle canzoni della storica formazione. I ricordi prendono in Biondi ancora il sopravvento. C’è tempo per evocare la collaborazione con Pino Daniele (“celebriamola – dice il crooner siciliano – la musica italiana perché è nostra”), poi richiama l’applauso della folla di Piazza dei Bruzi quando rivolge un pensiero a Pelè. Mario Biondi aveva promesso in scaletta un tocco di samba e così è stato. E un altro omaggio al Brasile, cui ha dedicato qualche anno fa un album, lo ha riservato riproponendo alla sua maniera una versione di “Eu sei que vou te amar”. Dopo “Smooth Operator” di Sade, bello ed intenso il tributo a Lucio Battisti con “Prendila così” che in “Romantic” Biondi canta in inglese, facendola diventare “Take is a sit comes” e che a Piazza dei Bruzi esegue rispettando fedelmente l’originale con una sola “licenza” con dedica speciale a Cosenza. E la strofa “Lasciami giù qui, è la solita prudenza” diventa ”Io sto bene qui a Cosenza, non potrei mai fare senza”. E il pubblico va in visibilio e quando Biondi accenna a lasciare il palco lo acclama nuovamente al proscenio. Ed è tempo di bis,ancora con “This is what you are” e di nuovo tutti a ballare. Ma è veramente l’ultimo sussulto di un concerto da incorniciare.