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Operaio morto ad Altomonte, Uil e Feneal Uil: questione infortuni è ormai emergenza strutturale
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Aveva 60 anni l’operaio morto oggi ad Altomonte travolto da un muro di contenimento. La vittima è rimasta schiacciata. Saranno le autorità  competenti a fare piena luce su questa ennesima tragedia del lavoro, ma Uil e Feneal Uil Calabria denunciano ancora una volta come la questione degli infortuni sul lavoro sia ormai diventata un’emergenza strutturale  con numeri che confermano  una situazione sempre più drammatica.

Mariaelena Senese, segretario generale Uil Calabria e  Giacomo Maccarone, Segretario  Feneal Uil  Calabria  chiedono di agire in modo concreto sulla prevenzione e tornano a sollecitare alla Regione  la riconvocazione del tavolo tecnico sulla salute e sulla sicurezza .

“ Siamo stanchi – sottolineano Senese e Maccarone - di piangere e contare i morti. Forse c’è chi non si è accorto della gravità di quanto sta accadendo, che questa è un’emergenza ben più grave delle tante a cui ogni giorno vengono dedicati sforzi, polemiche e risorse. Nessun obiettivo produttivo, nessuna urgenza operativa, nessun risultato aziendale può mai giustificare il venir meno del principio supremo della tutela della salute e della sicurezza. L’ennesima morte sul lavoro rappresenta, per tutti noi, non solo un momento di grande dolore, ma anche un richiamo, l’ennesimo,  alla vigilanza, alla prevenzione, all’impegno quotidiano per un ambiente di lavoro sicuro. Non si può vigilare sulla sicurezza senza specialisti nei settori più a rischio. Gli organi ispettivi vanno potenziati e specializzati.

Troppi lavoratori muoiono perché non hanno ricevuto una formazione adeguata o perché le certificazioni sono falsificate. E per evitare ciò chiediamo un portale regionale digitale che renda tracciabile ogni attestato di formazione. Basta con i fogli di carta che non valgono nulla. La Calabria non può più essere la terra dove il lavoro uccide. Ogni morte sul lavoro è una ferita che non si rimargina. Non vogliamo più piangere operai, madri, padri, giovani che escono di casa per guadagnarsi il pane e non tornano mai più. Bisogna agire subito perché ogni morte sul lavoro  continua ad essere un fallimento collettivo” 

 

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