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Papasidero, rinvenute piantagioni di canapa indiana
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Alle prime luci del giorno 27 agosto, personale della Polizia di Stato della Questura di Cosenza, diretta dal Questore della Provincia di Cosenza, dr. Giuseppe CANNIZZARO, a seguito di accurata attività info investigativa, consistita nella verifica di alcune segnalazioni giunte attraverso l’applicativo Youpol della Polizia di Stato, ha sequestrato in località Tremoli del Comune di Papasidero (CS) e, precisamente, all’interno del Parco Nazionale - Riserva Naturale del Fiume Lao - due piantagioni di canapa indiana.

Nei due appezzamenti di terreno adibiti per la coltura dello stupefacente pressoché contigui, erano  presenti complessivamente circa  500 piante.

I medesimi arbusti non avevano le stesse dimensioni, a causa della folta vegetazione circostante che permetteva solo in parte l’irraggiamento solare. Alcune piante superano  i due metri di altezza,  altre presentano un’altezza media di circa 170 cm, per un peso complessivo di oltre 100 kg.

Unitamente alle piantagioni, gli investigatori della Squadra Mobile hanno sequestrato una pompa a scoppio di pescaggio dell’acqua, posta in prossimità di una vasca di raccolta acque alimentata dal fiume Lao,  100 metri circa di tubo in gomma trasparente srotolati lungo tutto il percorso fino ai due appezzamenti,  vari utensili agricoli per la preparazione e pulizia del terreno.

Da evidenziare  che il reo, ovvero i rei, per rendere i due fondi fruibili dal punto di vista della coltivazione, hanno abbattuto diversi alberi presenti in loco, i cui fusti sono stati accantonati lungo il perimetro delle colture medesime, violando così anche le norme in  materia di tutela delle aree sottoposte a vincolo di riserva naturale.

D’intesa con la Procura della Repubblica di Castrovillari, diretta dal Procuratore dr. Alessandro D’ALESSIO, la Polizia Scientifica ha effettuato una campionatura delle due piantagioni su cui effettuare gli esami di laboratorio, mentre i restanti arbusti sono stati distrutti sul luogo tramite combustione.

Lo stupefacente ricavato dalle piante, al termine del processo di essiccazione, sarebbe stato immesso sul mercato dietro un controvalore in termini economici di circa un milione di Euro.

Proseguono le attività d’indagine tese ad individuare gli autori dei detti reati.

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