Primo di sette fratelli, è figlio di Francesco Faraca, attivo nel ciclismo dilettantistico nei primi anni 1950. Giuseppe Faraca fu anch'egli dilettante, tra il 1976 e il 1980, riuscendo ad aggiudicarsi circa cento vittorie; nel 1980 vinse peraltro il Giro della Campania e stabilì il record nella scalata della Bologna-Raticosa, percorsa in 1.18'52", record che durerà fino al 2001. Passò professionista nel 1981 con la Hoonved-Bottecchia di Dino Zandegù, diventando così il secondo calabrese di sempre ad entrare nella massima categoria ciclistica dopo Giuseppe Canale, attivo tra i pro nel 1959.
Passista-scalatore al primo anno si aggiudicò la vittoria della cronosquadre al Giro d'Italia, facendo sua inoltre la maglia bianca quale primo classificato nella graduatoria generale dei neo professionisti al Giro (fu undicesimo assoluto). Questo risultato gli permise di entrare nella rosa dei candidati ad un posto in Nazionale per i mondiali di Praga;[3] tuttavia, appena un mese prima della prova iridata, Faraca fu protagonista di una rovinosa caduta durante il Giro dell'Appennino ed entrò in coma per una settimana. Perse i mondiali, successivamente il suo rendimento calò. Ciò nonostante continuò a correre nel professionismo fino al 1984 e, dopo un anno di inattività, nel 1986, poi si ritirò.Lasciato il ciclismo si è dedicato alla pittura (era diplomato al liceo artistico), aprendo anche uno studio e una galleria d'arte nel centro storico di Cosenza ed in contemporanea un negozio di biciclette sempre a Cosenza. Muore a soli 56 anni dopo una lunga malattia.
Fonte Wikipedia
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