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FUSIONE CORIGLIANO-ROSSANO, IL TAR RESPINGE LA SOSPENSIONE DEL REFERENDUM
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Il Tribunale amministrativo regionale, in esito all’udienza cautelare del 22 agosto, ha respinto la domanda di sospensione del provvedimento impugnato riguardante il referendum popolare consultivo per la fusione dei Comuni di Corigliano e Rossano. I ricorrenti – informa l’ufficio stampa della Giunta - avevano proposto ricorso, in particolare, contro gli atti finalizzati alla celebrazione del referendum, che si terrà, dunque, regolarmente il 22 ottobre e a cui parteciperanno i cittadini delle due Amministrazioni comunali. Il TAR, con ordinanza redatta dal consigliere Germana Lo Sapio, fatte salve tutte le numerose questioni pregiudiziali e preliminari sollevate dalle difese dei resistenti e negli interventi “ad opponendum”, ha ritenuto che non sussistano ragioni per arrestare il procedimento in quanto non esiste il paventato danno grave e irreparabile. Numerose le voci che, in giudizio, si oppongono alle ragioni dei ricorrenti: il consigliere regionale Giuseppe Graziano, firmatario della proposta di legge, con l’avvocato Valentina Cundari, le Amministrazioni statali con l’avvocato dello Stato Alfonso Mezzotero, la Regione Calabria con gli avvocati Massimiliano Manna ed Enrico Ventrice, il comune di Rossano e il Comitato 100 Associazioni Fusione Corigliano–Rossano con l’avvocato Salvatore Dettori, il consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea con l’avvocato Valerio Zicaro, altri cittadini schierati in favore della fusione, difesi, tra gli altri, dagli avvocati Oreste Morcavallo, Alfonso Rago e Antonio Gianzi. I contrari alla fusione si appigliano a presunte irregolarità procedurali e alla ipotizzata lesione del diritto di voto a danno dei cittadini comunitari non italiani, tant’è che alcuni cittadini rumeni sono intervenuti in giudizio per opporsi alla reazione del nuovo ente locale. Molte le motivazioni per i favorevoli alla fusione: dalla carenza di attribuzioni giurisdizionali del TAR, al difetto di giurisdizione in relazione al diritto di elettorato attivo, alla carenza di interesse dei cittadini italiani. Ora l’ultima parola spetta comunque al potere legislativo regionale, che prenderà posizione sulla opportunità di fondere i due Comuni che rappresentano ormai una unica conurbazione abitativa e produttiva.

 

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