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(Ansa) Ha avuto un litigio con un bagnante che aveva rimproverato per avere gettato dei rifiuti in mare e poco dopo ha avuto un malore sulla spiaggia di Paola, sul Tirreno Cosentino, colpito da un infarto che gli è stato fatale. E' morto così Antonio Carbone, di 56 anni, maresciallo dei carabinieri in servizio in Piemonte, rientrato da solo un giorno in Calabria, sua terra di origine, per trascorrere le vacanze. Morto, scrive su Facebook il fratello, Francesco Carbone, docente all'Università della Calabria, "nell'esercizio delle 'sue funzioni', se così si può dire". "Voleva solo difendere il mare di Paola dalla ignoranza violenta e barbara di un clan di bagnanti calabresi - prosegue il fratello - che invece lo stava distruggendo. Un gesto da poco, un gesto banale, chiedere con gentilezza di non buttare rifiuti in mare. Ma l'ignoranza violenta e la protervia minacciosa hanno avuto la meglio. Alla fine di un violentissimo assalto verbale da parte del clan, a cui lui non ha potuto opporre alcuna resistenza, il suo cuore non ha retto. Soccorso immediatamente da altri turisti, quando sono arrivato ho potuto solo assistere alla incredulità e allo sconforto di chi c'era. Morto sulla spiaggia". Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Paola Roberto Perrotta che, sempre su Facebook, ha espresso vicinanza e solidarietà ai familiari di Antonio Carbone. "Ieri, la vita del maresciallo Antonio Carbone - ha scritto Perrotta - si è interrotta sul nostro litorale, sulla spiaggia affollata del primo giorno post ferragostano, a causa di un malore successivo ad un alterco, avuto in precedenza con un altro bagnante. Indipendentemente dalle cause che hanno comportato l'irreparabile esito, resta la consapevolezza riguardo le buone intenzioni del militare, che in sintonia con gli antichi valori dell'Arma, è intervenuto a tutela della quiete e della salubrità pubblica". "Non riuscire a comprendere quanto sia fondamentale osservare buone pratiche e seguire degni esempi - ha scritto il sindaco - è un dato che aggiunge ulteriore tristezza all'evento luttuoso, che s'appesantisce ancor di più in considerazione della divisa che la vittima indossava nella vita di tutti i giorni, coi colori della Benemerita che, per loro natura, sono punto di riferimento per la comunità". 

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