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RELAZIONE DEL VICEPRESIDENTE DELLA GIUNTA ED ASSESSORE AL BILANCIO ANTONIO VISCOMI IN CONSIGLIO REGIONALE
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  1. Riuscire a portare in aula oggi la manovra di bilancio 2017, dopo aver chiuso pochi giorni fa il rendiconto 2015 e l’assestamento 2016, credo sia la prova più lampante e la conferma più evidente di quanto sia necessaria e possa essere proficua la collaborazione tra Giunta e Consiglio. Di questo risultato ringrazio il Consiglio e, per tutti, il Consigliere Aieta, presidente della Commissione Bilancio, per la sua fattiva azione di coordinamento ed impulso.

 

  1. Consapevole della complessità della manovra 2017, che si snoda tra Documenti programmatori e tre diversi progetti di leggi (bilancio, stabilità e collegato), vorrei proporre alcuni spunti per una lettura unitaria e complessiva dei provvedimenti oggi in esame, fermo restando che ognuno di essi dovrà essere autonomamente discusso e valutato dall’Aula. Come più volte è stato detto, il bilancio non è una questione del Dipartimento Bilancio, ma lo strumento per dare concretezza e fondamento alle politiche pubbliche anche e soprattutto dopo l’introduzione delle regole sul bilancio armonizzato e l’introduzione del bilancio consolidato.

Sulla base delle prime regole è necessario assicurare un equilibrio costante tra entrate e uscite nel corso dell’anno: ogni politica di spesa richiede ora una precisa e puntuale politica di gestione delle entrate, non essendo più possibile rinviare ad altri soggetti, ad altri tempi, ad altre fasi il costo delle politiche decise oggi. Guardare alle entrate significa, in primo luogo, ripensare il rapporto tributario tra cittadini, imprese, amministrazioni locali e Amministrazione regionale. Più volte ho parlato di un nuovo patto tributario tra gli attori indicati ma un nuovo patto può essere proposto solo se si è credibili e si è credibili solo nella misura in cui saremo in grado di assicurare trasparenza nell’uso delle risorse acquisite e efficienza nei servizi erogati. In virtù dell’introduzione del bilancio consolidato, non è più possibile ragionare per aggregati contabili separati ed autonomi, dal momento che le azioni di ciascun ente, anche quello più periferico nella galassia del gruppo regionale, si riflettono su tutti gli altri enti e sull’amministrazione nel suo complesso. Pertanto, se non si intendono realizzare le classiche condizioni per cui un battito di ali di farfalla a Tokyo produce un uragano a New York, allora ciò che le nuove regole contabili richiedono non è tanto una modifica degli schemi di contabilità ma semmai una radicale rivoluzione culturale capace di comprendere che le questioni, anche piccole, di un qualunque ente si riflettono sulla stessa sostenibilità del bilancio regionale nel suo complesso: esiste un solo soggetto, una sola maglietta e su quella maglietta c’è scritto “Regione Calabria”.

 

  1. Proprio per questo motivo, il pdl 194, collegato alla manovra di finanza regionale, esprime la precisa volontà dell’amministrazione di incidere con più radicalità su alcuni fattori critici, relativi agli enti strumentali, e in particolare a Calabria Verde, ed al patrimonio. Se fosse possibile sintetizzare in poche battute le scelte operate dalla Giunta direi: meno costi, più controlli e maggiore tutela. Meno costi, e mi riferiscono ad esempio alle modifiche organizzative di Calabria Verde, all’introduzione dei revisori unici in CalVerde ed in Aterp, alla riduzione del 10% del valore globale delle spese per indennità accessorie del personale dell’ente strumentale per la forestazione. Più controlli, e mi riferisco in particolare alle disposizioni dettate per vincolare e responsabilizzare i dipartimenti regionali cui è attribuita la competenza a vigilare sugli enti strumentali, ma anche alle norma sul patrimonio che impongono la consegna degli inventari patrimoniali dei beni regionali affidati in gestione agli enti strumentali. Maggiore tutela, e intendo riferirmi alle norma di tutela del patrimonio regionale contenute nel pdl 194. Anche in tal caso, la logica che abbiamo inteso seguire è sempre la stessa: riorganizzare gli apparati con le riforme possibili e condivise e non con quelle immaginifiche disegnate in astratto, responsabilizzare i controllori che fino ad ora hanno spesso pensato che era meglio, per variegate ragioni, voltarsi dall’altra parte, razionalizzare le spese perché ogni euro risparmiato è un euro che può essere investito in modo produttivo. Il nostro impegno è chiaro sul punto. Anche per questo, dopo aver proposto già dall’inizio dell’anno alle amministrazioni locali dei piani di rateizzazione del debito idrico e per i rifiuti, ora abbiamo introdotto norme di tutela e salvaguardia della stabilità del bilancio regionali, prevedendo modalità di riscossione coattiva.

 

  1. Eguale logica, sia pure nella diversità dell’oggetto, permea il pdl 195 che propone la legge di stabilità regionale per il 2017. In proposito, mi limito a segnalare tre elementi. Il primo è l’introduzione di una specifica regola per le strutture tecniche di valutazione destinata a correlare il compenso ai pareri rilasciati e non alle sedute presenziate. Il secondo è l’ampliamento è l’ampliamento del fondo speciale per gli interventi da definire, che interessa in modo particolare l’attività legislativa del consiglio che nel triennio sarà pari per la parte corrente a 1.4 M€ e per la arte in conto capitale a 0.300 M€. Il terzo è la scelta di rifinanziare per più di 260M€ le leggi regionali. In proposito, consentitemi di evidenziare in modo particolare, il mantenimento integrale delle risorse per il diritto allo studio universitario, il finanziamento della legge sulla polizia locale che finalmente consentirà a questa regione di avviare una azione formativa seria ed al passo con le altre regioni, le risorse incrementali per la Protezione Civile, la previsione delle risorse per l’unità progetto rifiuti. E’ però del tutto evidente che le risorse più corpose non possono che riguardare il grande capitolo del sostegno al reddito e del finanziamento agli enti strumentali. Al riguardo, ed al fine di evitare non corrette letture, intendo precisare che la previsione di spesa collegata alla Fondazione Terina non è indicativa di una volontà abdicativa della regione rispetto all’impegno di razionalizzazione della stessa, ma soltanto cautelativa per situazioni di emergenza: abbiamo messo le risorse, ma l’obiettivo è non aver bisogno di utilizzare queste risorse.

 

  1. In verità, se si guardano i macroaggregati di spesa in cui è possibile ripartire le risorse disponibili, è possibile evidenziare tre circostanze. La prima è la previsione di un trend di riduzione delle spese di funzionamento per la giunta e il consiglio, che dai 217M€ del 2016 prevediamo possano arrivare ai 202 del 2017 e poi ai 194 del 2019. La seconda è relativa alle spese per sostenere i muti, e pertanto connesse agli investimenti, che dai 112 M€ dell’anno in corso prevediamo di aumentare a 116 per il prossimo anno. Rimane il grande aggregato degli enti sub regionali e del precariato. C’è da evidenziare il problema serio degli oneri non ripartibili e in particolare dei fondi obbligatori. Penso ad esempio, al fondo per i crediti di dubbia esigibilità e al fondo rischi da contenzioso. Si tratta di fondi obbligatori che devono essere costituiti tenendo conto del valore globale dei crediti e delle cause: una quota del valore globale deve essere acccantonata nel caso di sconfitta giudiziaria o di mancato recupero dei crediti. Il che significa, in concreto una quota di risorse, pari più o meno al 10% delle risorse disponibili, vincolata e bloccata, destinata negli anni futuri ad innalzarsi se non si assumono provvedimenti anche drastici. E’ proprio per questo motivo che abbiamo introdotto le norme per la riscossione dei crediti maturati nei confronti dei comuni ed è dunque ora possibile evidenziare la stringente connesse tra i provvedimenti che compongono la manovra 2017. Si conferma, cioè, che il bilancio non è materia del solo dipartimento bilancio ma riguarda veramente la possibilità della regione di operare delle politiche pubbliche efficaci, che non necessariamente trovano finanziamento nel bilancio regionale, ma nel bilancio trovano la possibilità stessa della loro attuazione.

 

  1. Aver portato in aula quest’anno il bilancio prima di Natale, spero possa segnare un punto di svolta per la Regione Calabria innervato su pochi ma fondamentali principi che esprimerei in sintesi così: le innovazioni legislative nazionali impongono di cambiare sia gli schemi contabili che gli schemi culturali; nella grande barca del bilancio consolidato i movimenti di uno provocano oscillazioni per tutti, dunque maggiore controllo, maggiore rigore e minori costi, il che può significare non solo ridurre i costi sopportati, nella logica dei tagli, ma anche aumentare la produttività e la redditività dell’amministrazione o dell’ente di appartenenza, nella logica dell’efficienza e dell’efficacia. Si può essere ancora keynesiani, ma a condizione che ogni euro investito abbia un effetto moltiplicatore sul reddito collettivo e sia motore di attività imprenditoriale, le uniche che veramente possono accompagnare e sostenere i primi timidi segnali di ripresa che le analisi economiche intravedono nell’assetto economico regionale.

 

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