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PIANO CASA, MICELI (M5S): MANNA NON HA ALCUNA IDEA PER LA CITTA' DEL FUTURO
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Solo cubature aggiuntive mentre cade nel dimenticatoio il PSC

Rende (Cs) – Pochi giorni fa, sul Blog delle Stelle, Beppe Grillo ha spiegato come nella visione del futuro delle città e del paesaggio debba esserci anche la qualità architettonica, la bellezza, l'integrazione, la presenza di verde utilizzabile, di terra coltivabile, di occasioni per creare lavoro, cultura, servizi pubblici che siano a misura d'uomo. Il futuro, per il Movimento 5 Stelle, non è il consumo ma è il recupero di spazi dismessi e magari già perfettamente serviti, il riuso di cose ed edifici, l'economia circolare, la condivisione, l'autosufficienza energetica, l'ecologia e la cultura della partecipazione, la rigenerazione urbana, sociale e culturale dei quartieri. A questa visione l’amministrazione Manna risponde per l’ennesima volta con il nulla: nessuna idea sulla Rende futura, ma solo e soltanto l’ennesimo aumento di cubature regalatoci dal Piano Casa che la maggioranza ha approvato nell’ultimo Consiglio Comunale. Volumetrie in deroga a quelle già previste nell’ultima variante al Prg, delle quali saranno agevolati solo i costruttori. Altro che “consumo di suolo zero”. Secondo gli studi di Alberto Ziparo, docente di Pianificazione Territoriale e delle Infrastrutture presso l’Università di Firenze, la Calabria è una delle peggiori regioni in termini di edificazioni inutili, di ipercementificazione e di degrado del territorio. La nostra regione presenta circa il 40% di alloggi vuoti per 90 mila edifici inutilizzati e quasi un milione di stanze vuote. La provincia di Cosenza ha 18 mila edifici inutilizzati per circa 270 mila stanze vuote, 20 mila nella conurbazione Cosenza Rende. Ed è proprio l’area urbana cosentina la più aggredita in Calabria dalla cementificazione selvaggia. Eppure ormai da diversi anni Rende come Cosenza vedono diminuire sistematicamente il numero dei propri abitanti. La spiegazione di tutto ciò è semplice: da tempo non si costruisce più per la domanda sociale e la rendita fondiaria, poi immobiliare, si è trasformata sempre più in finanziaria. Ed ecco che dalla programmazione di questa giunta, invece, sembra essere sparito il nuovo PSC e con esso la possibilità di determinare la qualità della trasformazione urbana e consentire una valutazione trasparente dei processi in corso e dei futuri. Questa maggioranza preferisce l’approvazione di misure come il Piano Casa, dimostrando l’assoluta incapacità di governare i mutamenti, di convertirli in occasioni di progresso urbano, anziché subirne le conseguenze. Per noi del Movimento 5 Stelle sarebbe stato importante integrare fin da subito discipline e competenze diverse nella chiara individuazione di ciò che costituisce l’interesse comune, riconoscere il ruolo insostituibile delle decisioni condivise con i cittadini, nel quadro del corretto riconoscimento del ruolo del privato economico e del privato collettivo, innescare azione diffuse di rigenerazione urbana che possano creare il contesto più adatto per migliorare la qualità della vita di tutti i cittadini di Rende. Abbiamo votato contro il Piano Casa, quindi, ritenendo che siano altre le azioni necessarie a questa città. Ad iniziare, ad esempio, da un piano di messa in sicurezza, ripristino ambientale e adattamento dell’intera area industriale, al fine di bonificare i suoli e le falde acquifere, far fronte ai cambiamenti climatici e rendere il territorio resiliente. E non solo per la risoluzione di una nostra storica battaglia, qual è la bonifica della ex Legnochimica, sempre più urgente, doverosa e imprescindibile o per i vantaggi microclimatici di cui godrebbe l’intera città, ma soprattutto per il miglioramento della vivibilità dell’area occupata dalla popolazione residente e dalla vicina Università e delle condizioni dei lavoratori, fattori che possono contribuire anche all’incremento dell’immagine e della reputazione delle singole aziende nei confronti di clienti e possibili investitori. Ma è proprio questa la differenza tra noi e i partiti, in fondo: la capacità di pensare ad una politica per i prossimi 20 o 30 anni e non al pacchetto di voti necessario per le prossime elezioni, qualunque esse siano.

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