In libreria dal 25 maggio il volume “Cosa significa oggi essere di destra? Alla ricerca di popolo disperso e di una nazione negata” di Marcello De Angelis, direttore di testate nazionali tra cui il mensile “ Area” e il “ Secolo d' Italia” e attualmente giornalista indipendente, scrittore e studioso di orientalistica e questioni mediorientali.
Percorso da continui e febbrili interrogativi, il libro, attraversando le epoche storiche, segue le orme di una “Destra perduta ” che, fino agli anni '70, era sinonimo di un'onestà “che alcuni definivano ottocentesca o liberale ” .
“Di destra erano i professori, sicuramente quelli dell' Università, di destra erano sia i proprietari terrieri che i partiti dei contadini, di destra era la nobiltà - come valore - e anche i nobili per lignaggio ”. Ancora fino a venti anni fa esisteva dunque una destra individuabile. Ma oggi di tutto ciò ben poco è rimasto sia nel lessico sia nel senso comune degli italiani. Rimescolamenti e trasformismi hanno complicato il quadro. A lungo per Destra si è inteso solo il Msi e poi Alleanza nazionale, perché “fino al '94, nessun altro in Italia si assumeva il rischio di dichiararsi di destra ” . Poi, sempre più nello stravolgimento dei parametri politici, la destra si è trasformata in un'aggregazione mercuriale composta da “destri per caso” , molti dei quali venivano dalla sinistra socialista o comunista. Oggi, a seguito di una moltiplicazione di gruppi parlamentari che non hanno contorni ben definiti, alla guida di questa destra, ancora più ibrida e ibridata, si candida Matteo Salvini, "leader di un movimento che nasce anti-italiano e che rivendica radici personali di sinistra ” . A fronte di questo quadro proliferante e complesso, si resta basiti in qualità di osservatori politici e ancor come elettori e italiani. Perché la politica ha smarrito le parole, le categorie, i sensi, i significati. E, dunque, parlare ancora di Destra o di Sinistra sembrerebbe non avere più senso all'interno di una politica che assomiglia ad una Torre di Babele. Eppure l'autore, in un voluto atteggiamento controcorrente, sottolinea la necessità, ineludibile, di parlare ancora di Destra proprio per tentare una ricognizione e una probabile definizione che porti ad una possibile, anche se non definitiva, riconoscibilità. Anzi, di più. Oggi ci vorrebbe una rivoluzione da parte di quegli italiani che “coscientemente o incoscientemente sono cultori e portatori sani di un virtuoso istinto di preservazione di ciò che è “nostro" e che era dei nostri padri e di un naturale atteggiamento di protezione nei confronti dei nostri figli ” .
Dunque una sorta di “rivoluzione conservatrice” sembra indicarci l'Autore come ancora di salvezza: riappropriarsi del passato per dare un senso al presente e recuperare valori politici dispersi.