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Oggi affrontiamo una patologia che ha una grossa correlazione con un’alimentazione scorretta ovvero il cosiddetto “fegato grasso”. Cosa si intende con questo nome? Con il termine fegato grasso intendiamo una condizione in cui si riscontra un accumulo di grassi a livello del fegato oltre una certa soglia. Ovviamente precisiamo che non parliamo di valori causati da dipendenza da alcol o uso di farmaci. Quando poi l’accumulo di grassi si accompagna ad un’infiammazione delle cellule epatiche parliamo di steatosi epatica non alcolica ed è uno stadio più grave che porta alla degenerazione cirrotica. E’ una patologia molto diffusa? Cosa provoca? Come diffusione si stima che il 20% della popolazione mondiale abbia il fegato grasso, e che il 3-5% arrivi a sviluppare la steatosi epatica non alcolica. Le conseguenze sono molteplici, infatti nei pazienti che soffrono di fegato grasso abbiamo un aumentato rischio di sviluppare ipertensione, dislipidemie (cioè alti valori di colesterolo e trigliceridi) e diabete di tipo II. Da cosa viene provocata questa patologia? Il fattore principale che predispone a sviluppare steatosi è l’obesità, infatti il 70% dei soggetti obesi ne è colpito; però dobbiamo stare attenti anche quando abbiamo una situazione di sovrappeso con un accumulo di grasso a livello addominale perché il grasso che si accumula a quel livello viene più facilmente incorporato dalle cellule del fegato. Esistono poi altre condizioni come l’ipotiroidismo, o resezioni pancreato-duodenali che sono predisponenti al fegato grasso, ovviamente in concomitanza con altri fattori di rischio. Come si manifesta questa malattia? Spesso la patologia è asintomatica, a volte si può avvertire un vago dolore al fegato che viene comunque riscontrato in stadi già avanzati, quindi un’indagine più accurata è assolutamente consigliata quando si ci ritrova davanti un paziente che presenta più di uno dei fattori di rischio che abbiamo citato, anche perché in questa patologia è molto importante la tempestività di una diagnosi. Quali sono, allora le altre indagini che vengono consigliate? Sicuramente si andranno a valutare i valori delle transaminasi che sono degli enzimi che si trovano per la maggior parte a livello del fegato e verrà richiesta una visita ecografica che evidenzi lo stato del fegato. Una volta individuata la patologia, come viene trattata? E’ stato ampiamente dimostrato che nei pazienti affetti da steatosi epatica la modifica delle abitudini alimentari e l’incremento dell’attività fisica sono in grado di migliorare il quadro infiammatorio: per esempio la perdita del 5-10% del peso corporeo iniziale può diminuire addirittura del 40% il grasso depositato nel fegato. Cosa prevedono nello specifico le indicazioni alimentari in questo caso? Si tende a ridurre la quota di carboidrati e si suggerisce di preferire quelli a basso carico glicemico come i prodotti integrali e di evitare quelli raffinati e provenienti dai dolci o da bibite zuccherate: questo perché i carboidrati in eccesso vengono trasformati dal fegato in trigliceridi che vengono poi immagazzinati nel fegato stesso. Anche per i grassi è richiesta una restrizione, e in questo caso si consiglia di privilegiare l’apporto di grassi mono e polinsaturi per il loro potenziale antinfiammatorio. Viene incentivato il consumo di fibra attraverso l’assunzione di legumi e di verdura, soprattutto quella che svolge un’azione detossificante sul fegato come carciofi, erbe amare e cicoria, e infine è sconsigliata l’assunzione di alcolici. La D.ssa Cinzia Pudano è in onda ogni sabato alle 09.05 su Rlb per info : cinziapudano@yahoo.it
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