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DUE OMICIDI IN CALABRIA , PRESI I PRESUNTI RESPONSABILI
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(Ansa)  "Canziati e sperditi i nui" ("Allontanati e dimenticaci"). Una minaccia perentoria rivolta ad un bambino di 10 anni, che non è comunque valsa la libertà ai sicari dell'allevatore Fabio Giuseppe Gioffrè, ucciso a Seminara (Reggio Calabria) il 21 luglio scorso in un agguato mafioso in cui rimase ferito anche il bimbo di nazionalità bulgara. I carabinieri del Comando provinciale di Reggio sono comunque riusciti a ricostruire quanto avvenuto quel giorno. Così come hanno fatto i loro colleghi del Comando provinciale di Catanzaro in relazione ad un altro delitto, quello del commerciante di carni Francesco Rosso, ucciso a Simeri Crichi il 14 aprile 2015 con tre colpi di pistola mentre stava lavorando nella macelleria di famiglia. Complessivamente sono sette gli arresti eseguiti per i due delitti. Per l'omicidio di Gioffrè, ritenuto un elemento di 'ndrangheta, sono stati arrestati Domenico Fioramonte, di 41 anni, indicato come l'autore materiale, Giuseppe Domenico Laganà Comandé (20) e Saverio Rocco Santaiti (58). All'origine del delitto, secondo gli investigatori del Comando provinciale e del Raggruppamento speciale di Gioia Tauro coordinati dalla Dda di Reggio Calabria, e grazie anche al materiale raccolto nell'operazione "Ares" condotta il 9 luglio scorso, la reazione a richieste estorsive subite da Domenico Fioramonte, titolare di un frantoio a Seminara e indicato come contiguo al clan Grasso di Rosarno, che avrebbe ucciso Gioffrè insieme ad un'altra persona in via di identificazione. Dalle intercettazioni è emerso che i Fioramonte, legati da vincoli di parentela con i Grasso, si erano rivolti a Rosario Grasso per ottenere protezione rispetto alle pressanti e continue pretese estorsive dei Laganà e dei Santaiti. Successivamente si era inserita la figura di Gioffré, detto "Siberia", che, ha spiegato il procuratore della Dda reggina Giovanni Bombardieri, "si era interessato a mediare tra la 'ndrangheta di Seminara e i Fioramonte, impegnandosi a riunire allo stesso tavolo Giuseppe Domenico Laganà Comandè, esponente di rilievo della costa Santaiti, e i garanti del Fioramonte, i Grasso di Rosarno, vicini alla cosca Bellocco. Un incontro senza conclusioni, che dà il via a quello che possiamo definire come un 'clima di sospetti' fino all'omicidio del Gioffrè del 21 luglio scorso". Nel catanzarese, invece, a finire in manette sono stati i presunti esecutori materiali dell'omicidio di Rosso: Danilo Monti di 27 anni, originario di Cerva e fermato a Lecco, dove è domiciliato; Gregorio Procopio (56), di Botricello; Antonio Procopio (31) di Botricello e Danilo Sculco (30), di Catanzaro. Un delitto preparato nei minimi dettagli, secondo l'accusa, con appostamenti nei confronti della vittima eseguiti anche nei giorni precedenti all'omicidio. Allo stato non sono stati individuati i mandanti e il movente dell'omicidio. Gli arrestati, però, sono legati a soggetti appartenenti alla criminalità organizzata della fascia ionica catanzarese e alla Presila del capoluogo e non è chiaro se la 'ndrangheta si stagli anche dietro a questo omicidio. Agli indagati, i carabinieri del Reparto operativo di Catanzaro e della Compagnia di Sellia Marina, coordinati dalla Procura della Repubblica del capoluogo diretta da Nicola Gratteri, sono giunti attraverso un'auto notata vicino all'abitazione della vittima. Con pazienza e precisione sono stati ricostruiti via di fuga e percorsi ed è stato notato dai traffici telefonici che gli indagati si trovavano sul luogo del delitto. 

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