gli indagati, noti nell’ambiente cittadino come soggetti in grado di concedere senza difficoltà prestiti a chiunque ne avesse fatto richiesta, hanno offerto un canale parallelo di ricorso al credito al quale cittadini e imprese in forte crisi di liquidità potevano accedere senza particolari garanzie di rientro ed al di fuori dei canali legali di accesso a linee di finanziamento.
All’indomani dell’erogazione del prestito, gli indagati si adoperavano, anche con minacce ed intimidazioni, per il recupero della somma prestata, chiamata “mascherina, scommessa, paghetta, spesa, acqua, pane”, restituita dalle vittime mediante ricariche di carte prepagate, assegni in bianco, e naturalmente denaro contante, in tranche settimanali/mensili, anche di modesto importo.
L’attività investigativa ha portato alla luce un’intensa circolazione di denaro esercitata con capacità organizzativa e disponibilità finanziarie da parte degli indagati, i quali hanno approfittato dello stato di bisogno delle vittime, instaurando con questi rapporti continuativi e durevoli, al fine di imporre condizioni sempre più onerose.
Nel corso delle indagini, inoltre, le Fiamme Gialle hanno ricostruito una fitta rete di spaccio di sostanze stupefacenti, del tipo hashish, marijuana e cocaina, organizzata con modalità strutturate e, anche in questo caso, rivolta ad un cospicuo numero di consumatori.
L’operazione, nel confermare il costante impegno delle Istituzioni nella tutela del cittadino in stato di necessità da forme di finanziamento abusivo, fenomeni cresciuti esponenzialmente in questo periodo di crisi economica, dettata dall’emergenza pandemica, si caratterizza per il fondamentale apporto, fornito alle indagini, dalle vittime di tali reati, ai quali lo Stato rivolge, mediante il Fondo di solidarietà per le vittime del racket, un costante sostegno e ausilio.