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Verso la fine di giugno, personale del Commissariato di P.S. Corigliano-Rossano, in seguito ad attività info-investigativa, ha individuato un capannone nella zona industriale di Santa Sofia D’Epiro (CS), utilizzato per la coltivazione di sostanza stupefacente del tipo “marijuana”.

All’interno dello stesso è stata rinvenuta una vera e propria “centrale della droga” oltre che un’ingente quantità di sostanza stupefacente.

Veniva, quindi, immediatamente informata la Procura della Repubblica di Castrovillari che emetteva un decreto di ritardato sequestro per poter svolgere ulteriori indagini ed individuare le persone coinvolte.

Nello stesso tempo veniva disposto il monitoraggio costante dei luoghi in cui era in corso l’attività delittuosa, con appostamenti in tutto l’arco della giornata, che si protraevano  per quasi una settimana. 

A questo punto, considerata la complessità delle indagini, che prevedevano il coinvolgimento di numerosi poliziotti, le attività di appostamento venivano svolte con l’ausilio della Squadra Mobile di Cosenza.

Nella mattinata di ieri, alle prime luci dell’alba, il personale impiegato nel servizio di appostamento, notava un movimento “anomalo” di automezzi ( un’auto ed un furgone)  e l’arrivo di tre persone ( due donne di nazionalità cinese ed un italiano) .

Il conducente del furgone,  si portava all’interno del capannone, e dopo circa mezz’ora lasciava repentinamente la zona.

Veniva immediatamente predisposto un servizio di pedinamento del furgone  che terminava, dopo circa 40 km,  nella zona industriale di Corigliano Rossano con il fermo dell’uomo e la sua identificazione.

 In quegli stessi frangenti, le due donne di nazionalità cinese, dopo avere richiuso il portone del capannone, erano pronte a lasciare la zona a bordo della loro auto.

A questo punto, si decideva di intervenire e le donne venivano bloccate prima che si potessero dare alla fuga.

Le attività della polizia giudiziaria venivano svolte, restando in continuo contatto con il Procuratore della Repubblica di Castrovillari, dott. Alessandro D’ALESSIO,  che seguiva personalmente queste fasi delle indagini.

Si procedeva, quindi,  ad una perquisizione del capannone, all’interno del quale veniva trovato anche il quarto indagato, un uomo cinese  che si era nascosto sotto alcuni materassi per sfuggire alla cattura.

In particolare all’interno del capannone vi erano vere e proprie “serre” adibite alla coltivazione e produzione di marijuana, complete di tubi di aspirazione, bidoni di fertilizzanti, materiale elettrico, pompe di aspirazione. Vi erano altresì termometri per il controllo costante della temperatura, lampade alogene ed altro, nonchè una macchina finalizzata alla triturazione del materiale erbaceo prodotto, per poterne favorire il confezionamento.

Inoltre, è stato accertato che il filtraggio dell’aria veniva controllato attraverso l’applicazione ed il ricambio di filtri a carbone attivo per il controllo degli odori sprigionati dalla lavorazione dello stupefacente.

Una vera e propria “organizzazione ingegneristica” ha permesso la produzione di numerosi cicli annuali e un giro d’affari milionario, considerato che il capannone era nella disponibilità di uno degli indagati già dal 2022.

Ultimata la perquisizione veniva rinvenuta e sequestra una ingente quantità di marijuana ( 241 kg) occultata all’interno di decine di sacchi di plastica.

Sono stati sottoposti a sequestro gli automezzi utilizzati dagli indagati.

Le quattro persone coinvolte sono state tratte in arresto e, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria,  tradotte presso la Casa Circondariale di Castrovillari.

 

Tanto rappresentato costituisce solo esposizione dell’ipotesi investigativa fin qui formulata. Il procedimento si trova infatti ancora nella fase delle indagini preliminari e l’operato della Polizia Giudiziaria dovrà essere sottoposto alla valutazione del Giudice innanzi al quale i soggetti gravemente indiziati potranno fornire la propria versione dei fatti che sarà anch’essa a scrupolosa verifica

Il tutto si comunica nel rispetto dei diritti degli indagati ( da ritenersi presunti innocenti fino ad un definitivo accertamento della colpevolezza ) al fine di garantire il diritto di cronaca.

 

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