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"Prendersi cura della carne di Cristo", incontro all'Ospedale Civile di Cosenza
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Vuole essere un confronto che non ammette astrazioni per giudicare tutti i fattori in gioco. “Prendersi Cura della Carne di Cristo” è il titolo dell’Incontro che si terrà il 26 settembre, alle ore 10,30, nella Biblioteca della Direzione Sanitaria dell’Ospedale SS. Annunziata di Cosenza a cura della Cappella Ospedaliera.

L’appuntamento, aperto all’intero personale del nosocomio, prevede, moderati da Padre Antonio Marranchella, Cappellano dell’Ospedale, il contributo del dirigente di oncologia e docente dell’Università della Calabria, Carlo Capalbo, del radiologo e docente di Bioetica Clinica, Michele Florio, del docente a contratto presso l’UNICAL, Giuseppe Gagliardi, e della nefrologa nonché segretaria di OMCEO (Ordine dei medici Chirurghi e degli odontoiatri), Agata Mollica.

Sono stati invitati per l’occasione il Direttore generale, Vitaliano De Salazar, il Direttore amministrativo, Andrea Folino, il Direttore Sanitario, Francesco Zinno, il Dirigente SITRA (del Servizio Infermieristico Tecnico Riabilitativo Aziendale), Carla Catania, il ricercatore UNICAL, Nicola Ramacciati, ed il Coordinatore Sanitario per la Pastorale Sanitaria, Don Sergio Lo Cane, che porteranno il saluto ai partecipanti, partecipando alla discussione.

“Il gesto che abbiamo voluto proporre è per affermare il vero sguardo di cui ha bisogno la persona, qualunque sia la sua condizione - spiega padre Antonio Marranchella, annunciando l’evento-, e per comprendere che essa, in quanto tale, non può essere ridotta a numero, a oggetto di analisi, e neppure a programmazioni, a pianificazioni di progetti strategici o altro ancora; è solo Carne, Corpo di Cristo a immagine e somiglianza di Dio, urgente di amore paziente e premuroso. L’Inno alla Carità di S. Paolo declina questo amore che è dono, gratuità: del proprio tempo, della propria sensibilità, delle proprie risorse intellettuali e materiali; e di cui c’è tanta necessità.”.

 

Per questo – dicono gli organizzatori- la persona quando ha bisogno deve essere guardata e curata per quello che è; ciò misura la statura di una civiltà. E il dolore, la malattia, la morte mettono alla prova la coscienza che si ha della persona, la quale è rapporto con l’Infinito.

Nella cura, dunque, si Tocca la Carne di Cristo, si vive la carità, si promuove il rispetto e la dignità della persona umana.

Ecco, allora, la ragione profonda—si spiega-- di aderire a questa avventura- con l’esperienza, singola, irripetibile- per fare nostro l’essenziale che ci viene incontro e suscita. Il lavoro nelle corsie di un ospedale, come in ogni luogo dove vive l’Uomo, è delicato e impegnativo: un’opera di misericordia che attraverso gli ammalati, e non solo, entra a contatto con la carne ferita di Gesù, con la drammaticità del dolore umano- qualunque esso sia- che condividiamo con Lui e che Cristo condivide con noi nel segno della Sua Passione. Ecco cosa diceva il cardinale Ratzinger nel 1978: «Sì, essere uomini ci è troppo pesante». Ma: «Dio non ci ha tolto la nostra umanità, la condivide con noi».

Questa la rivoluzione, per lo più nascosta, che avviene ogni giorno, nelle case e nelle stanze d’ospedale, silenziosa ma capace di incrinare qualsiasi ideologia che, per eliminare la sofferenza, toglie umanità

La realtà abbraccia la fragilità umana che è al centro dell’attenzione pastorale della Chiesa la quale richiama a questa modalità di rapportarsi compassionevole che non può trovare risposta nelle scelte mediche, assistenziali o giuridiche.

Una tensione- ricordano gli organizzatori- da ridestare, scuotere, per comprendere quella Presenza che si fa compagnia, vive e palpita in ciascuno rendendolo speciale per ciò che rappresenta a Testimonianza di quella dimensione, sostanziale e definitiva dello stesso essere umano garante di una verità che deve emergere. Cristo non ha tolto il deserto, si è fatto compagno del cammino nel deserto. Ciò si fonda su una tradizione, una visione della vita della quale siamo responsabili nel saperla offrire all’uomo di oggi dandone ragione a partire dall’esperienza che viviamo.

 

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