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Sanità, UIL e UILFPL: necessaria una riforma sostanziale del sistema
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  • Diritto alla salute sottomesso da logiche di budget
  • Assistenza territoriale inefficace
  • Liste d'attesa insostenibili .

Sono alcuni dei mali atavici della sanità da tempo denunciati da Uil e UILFPL Calabria che oggi tornano sull’argomento alla luce della requisitoria del Procuratore generale della Corte dei Conti nel Giudizio di parificazione del rendiconto generale dello Stato 2024. Un’analisi delle carenze, della precarietà e delle debolezze  del Servizio Sanitario Nazionale .

“Il Procuratore Silvestri ha parlato esplicitamente di "crisi sistemica" del SSN. Ciò significa – sottolineano Mariaelena Senese, segretario generale  UILCalabria  e Walter Bloise segretario generale UILFPL Calabria -  che non si tratta solo di una difficoltà temporanea dovuta a fattori esterni (come la pandemia), ma di problemi strutturali e cronici che minano la tenuta complessiva del servizio pubblico.  Una Sanità pubblica bocciata e un sistema assolutamente penalizzante per gli operatori che vi lavorano.

In un tale contesto, è altresì  grave la riduzione dei posti per il corso triennale di infermieristica di base prevista per l’anno accademico 2025-2026: da 26.832 a 26.289 posti, con un taglio netto di 543 unità. Un segnale allarmante in un contesto in cui la carenza di infermieri è ormai cronica, con oltre 175.000 unità mancanti per raggiungere gli standard europei.  Una scelta miope, inaccettabile, che contraddice le promesse istituzionali di rilanciare la sanità pubblica. Come si può ancora parlare di “cura della persona” in queste condizioni?  Le dimissioni aumentano, i pensionamenti non vengono rimpiazzati  e ora anche le nuove generazioni disertano le facoltà: un indicatore drammatico del crollo dell’attrattività della professione sanitaria”.

Denunciamo con forza –aggiungono Senese e Bloise -  questa deriva programmata: ridurre i posti nei corsi di laurea significa non solo ignorare l’emergenza in atto, ma compromettere la tenuta futura del sistema sanitario. Non ci si può prendere cura delle persone con organici insufficienti, risorse carenti e professionisti abbandonati.

Ad un anno dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legge sulle liste d'attesa, tre dei sei decreti attuativi non sono stati ancora pubblicati. Secondo l’ISTAT, nel 2024 una persona su dieci ha rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria, il 6,8% a causa delle lunghe liste di attesa e il 5,3% per ragioni economiche. E la motivazione relativa alle liste di attesa è cresciuta del 51% rispetto al 2023. Per le liste d'attesa il problema non si risolve soltanto attraverso nuovi finanziamenti o richiami generici all’efficienza: serve un cambio di passo e di mentalità nella gestione dell’offerta sanitaria pubblica, che metta davvero al centro la persona e la presa in cura della stessa. E’ necessario prima di tutto garantire la massima trasparenza e accessibilità delle agende di prenotazione. Ogni cittadino ha diritto a conoscere, in tempo reale, dove e quando può ricevere una prestazione, senza dipendere da circuiti opachi o canali preferenziali. E' necessario rivedere retribuzioni, contratti e condizioni di lavoro. Stabilizzare e incrementare la spesa sanitaria, non limitarla alle emergenze. Rafforzare la prevenzione attraverso la medicina territoriale per ridurre la pressione negli ospedali. Se non si interviene con decisione, il rischio è quello di una sanità a doppio binario, dove il pubblico diventa marginale e il privato dominante. Per evitarlo, è necessaria una scelta politica chiara, che metta al centro salute, equità e sostenibilità.

È necessaria una riforma sostanziale del sistema che altrimenti si avvierebbe ad una morte lenta della Sanità pubblica a difesa di quella privata”.

 

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