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ALL'UNICAL UN'INDAGINE SUGLI ATENEI TRA NORD E SUD
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Un libro importante. Le cui analisi stanno tenendo banco nel dibattito sul ruolo e le prospettive delle università, specialmente quelle meridionali, il cui futuro è gravato da incognite e incertezze. Su questi presupposti, tutt’altro che rassicuranti, prenderà corpo domani, alle 9,30, nella sala dello University Club, il seminario promosso dal dipartimento di Scienze politiche e sociali (DISPeS), in occasione dell’uscita del volume Università in declino – Un’indagine sugli atenei da Nord a Sud, curato dall’economista Gianfranco Viesti per i tipi di Donzelli. Daranno i saluti il rettore dell’Unical, Gino Mirocle Crisci, il direttore del DISPeS, Francesco Raniolo, e il presidente della regione Calabria, Mario Oliverio (nella foto). I lavori, moderati da Domenico Cersosimo (DISPeS), prevedono gli interventi di apertura dello stesso curatore del volume, di Antonella Rita Ferrara e Rosanna Nisticò (Unical), e di Francesco Prota (Università di Bari). Alla discussione parteciperanno il prorettore dell’Unical, Guerino D’Ignazio, il delegato alla qualità, Gianluigi Greco, il consigliere di amministrazione, Pierluigi Veltri, lo studente-senatore Massimo Migliori, i docenti del dipartimento di Scienze Politiche e Sociali Antonio Costabile, Maria De Paola, Paolo Jedlowski, Sabina Licursi e Antonella Salomoni; Marta Petrusewicz, del dipartimento di Studi umanistici. “L’università italiana”, spiega Viesti, “come molte (se non tutte) le istituzioni del nostro paese, ha colpe da farsi perdonare; e molto da lavorare per migliorare. E’ chiamata, in un quadro di risorse scarse, ad accrescere la propria efficienza. Ma – prosegue il curatore del libro - non è ciò che sta avvenendo: sta diventando più piccola, ma non migliore; sta accentuando squilibri fra sedi; sta riducendo la sua capacità di contribuire allo sviluppo, attraverso la formazione dei giovani, la ricerca, il trasferimento di conoscenze e saperi alle imprese e alla società. Non sta cambiando qualche dettaglio; è in corso una svolta profonda, in una direzione molto diversa rispetto agli scorsi decenni”. Un quadro tutt’altro che confortante rispetto al quale diventano più stringenti alcuni interrogativi che Viesti pone al centro della sua analisi: “E’ questo il modo migliore per preparare il nostro paese ad una competizione internazionale sempre più serrata e sempre più basata sulle competenze e le capacità dei giovani? “Per rafforzare tutti i suoi territori, mettendoli in grado di contribuire al benessere nazionale? Per ridurre le disparità fra gli individui e le loro famiglie, grazie alle possibilità offerte da più elevati livelli di istruzione? C’è molto da dubitarne”. E giovedì prossimo si capirà ancora meglio perché!
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