Sanremo in lutto, muore la canzone d'autore, vince l'audacia e la sana follia carnevalesca
Il festival 2.0 ha cambiato pelle ormai da un po' pezzo di tempo, oggi fagocita format altrui e impallidisce nella sua essenza. Carlo Conti che in passato, lo ricordiamo, ha fatto la radio e contrariamente ai tempi televisivi ,quest'ultima ha come peculiarità il Credo della sintesi, lì dove Nostro è stato bravo a sfruttarli tutti, ha trascurato un elemento imperdonabile: l'apnea di tanti “insert”, che alla fine hanno soffocato e distratto e forse indispettito ed annoiato- il pubblico da casa, nonostante gli oltre 12 milioni di fruitori della kermesse. Un festival lineare, prevedibile piatto e banale che non ha riservato nonostante gli ascolti lusinghieri, blitz o piacevoli colpi di scena. Fatta questa premessa, potrebbe anche non sorprenderci il primo posto di Gabbani, bravo quanto abile a sfruttare una scarna ma divertente vis interpretativa, e per questo tutta la forza e il vigore delle varie piattaforme digitali. Guardandoci un po' indietro e traghettando nel presente artisti insospettabili bravi e divertenti,come Enzo Carella che presentò "Barbara" (firmata da Panella, l'ultimo paroliere di Battisti) che arrivò secondo anni e anni fa nel Sanremo 1979 o i Pandemonuim con "Tu fai schifo sempre" o ancora Marinella con "Autunno cadono le pagine gialle" ci viene da pensare, che il livornese si è trovato nel posto più assurdo, nel momento più giusto. Si è tanto parlato e dato per scontata la vittoria della Mannoia, ma la purtroppo la presunta prevedibilità della vigilia si è arresa alla banalità di un brano certamente radiofonico, ma troppo ermetico è “già sentito”.
Osvaldo Morisco
Foto dalla rete