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Giustizia sospesa, voci inascoltate: a Rossano il convegno sulle vittime secondarie di reato
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Quando la giustizia resta impigliata nelle pieghe del rito e le istituzioni smettono di ascoltare, rimangono i volti e le parole di chi la violenza l’ha subita sulla pelle e nei legami: madri che non hanno più figli, ragazze sfuggite a un femminicidio, familiari che vivono la stessa pena senza aver commesso alcun delitto. Proprio quelle voci – vive, talvolta incrinate dall’emozione ma mai domate – saranno al centro del convegno “Tutela, diritti e bisogni delle vittime di reato – percorsi sociali, psicologici e giudiziari affrontati dalle vittime”, in programma mercoledì 30 luglio alle 19.30 nell’anfiteatro “Rino Gaetano” di Rossano, su iniziativa dell’Associazione Libere Donne con il patrocinio del Comune di Corigliano‑Rossano e del Garante regionale per la tutela delle vittime di reato. Aperto dal saluto del sindaco Flavio Stasi e dall’introduzione di Filippo Sestito (ARCI, referente antimafia sociale), l’incontro sarà scandito da testimonianze dirette: insieme a Caterina Villirillo, la moderatrice Fabrizia Arcuri, Maria Grazia Chiarello e Valeria D’Arca, racconterà la quotidianità di chi, oltre al trauma iniziale, è costretto a respirare l’assenza di protezione, il silenzio delle Istituzioni, a combattere la solitudine dopo la denuncia, a vedere i propri diritti dissolversi nell’attesa di una pronuncia definitiva. Sono storie vive, cariche di nomi e di date, che chiedono allo Stato di non voltarsi altrove. Accanto a loro interverranno il magistrato Anna Caputo, l’avvocato Antonio Lomonaco in qualità di Garante regionale per le vittime di reato, lo psicologo‑criminologo Sergio Caruso, l’educatrice Pasqualina Florio, l’avvocato Marinella Grillo, il legale di Libere Donne Giorgio Tricoli e la segretaria di V.E.S.C.A. Luigina Diletto; le conclusioni saranno affidate all’attivista sociale Giuseppe Maringolo.  Un intermezzo artistico sarà curato da Morena Avena con la ASD Dance Project, a suggellare con il linguaggio del corpo ciò che le parole talvolta non riescono a dire. Quella di Rossano è la prima tappa di un percorso che attraverserà la Calabria e, poi, l’Italia intera: un itinerario pensato per saldare una rete di solidarietà e tutela, per chiedere con forza una legge che riconosca le vittime secondarie, garantisca assistenza psicologica e offra risposte rapide – soprattutto quando in gioco ci sono minori ai quali è stato già negato il futuro. All’iniziativa collaborano Associazione V.E.S.C.A., Formazione Promethes Calabria e diversi partner privati, convinti che il dovere di proteggere non si esaurisca nei tribunali.  «Dopo la denuncia non deve esserci un deserto – afferma Caterina Villirillo, fondatrice di Libere Donne – ma una comunità capace di abbracciare chi soffre. Le storie che ascolteremo sono la prova che il dolore può diventare forza collettiva: a patto che lo Stato smetta di essere spettatore e diventi finalmente alleato».Ingresso libero: cittadinanza, associazioni, operatori sociali e stampa sono invitate a intervenire, far risuonare le testimonianze e tessere una rete solidale affinché nessuna vittima resti sola.

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