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CRONACA DI UNA BENEDETTA DOMENICA DI FINE AGOSTO

“Torniamo a casa felici”, è il post che il collega Eliseno Sposato lancia sulla piattaforma facebook quando ormai siamo sani e salvi. Sani, perche una vittoria del genere avrebbe potuto nuocere anche ai fisici più palestrati; salvi perché nonostante avessimo attraversato a piedi il “territorio nemico”e quest’ultimo non si fosse accorto minimamente della nostra “insolente e deplorevole” presenza non è stata come si potrebbe immaginare,  “una passeggiata di salute”. E dire che in trasferta non ci volevo proprio andare! O meglio: l’accredito l’avevo preparato con cura, trasmettendo nella mail tutto quello che c’era da inviare; dalla carta d’identità, alla copia in 3d del tesserino dell’ordine, la data di nascita, il domicilio,  il numero di telefono, la mia  statura e  tutti quei pensieri reconditi che mi erano passati per la testa nei giorni precedenti prima di quella santa e benedetta domenica . In settimana infatti ,  Whats App emetteva un ululato che mi incoraggiava ad esserci, anche perché l’equipaggio “meritava” la condivisione di tutti gli eventuali rischi della trasferta e non me la sentivo di eclissare gli inviti e gli incoraggiamenti di Eliseno e del buon Ernesto Pescatore. Se semmai fosse accaduto qualcosa di sgradevole, beh il primo scatto ferale l’avrei sottoscritto per il suo amorevole obiettivo. Ma alla fine, senza troppi ripensamenti decido per la partenza. Dopo un pasto frugale, non da Domenica ore 13.00, ma probabilmente dopo un’operazione di peritonite, arrivo sotto casa di Eliseno che mi aspetta con il motore già acceso da un pezzo. Mai accaduto prima, sempre io ad aspettare i suoi porci comodi ( ricordo ai tempi di “Diretta Radio Sport” che lo caricavo in auto con il boccone ancora in bocca) e questo già mi sembrava un oltraggio alla mia stramaledetta puntualità; ma meglio così, ci si avviava senza il contorno di ingiurie reciproche. Solitamente l’argomento del tragitto non è il calcio, ma il panorama discografico e l’acquisto o meno di vinili, di catalogazioni e di riproduzioni in digitale, tanto per il pallone c’è tempo. Prima tappa lo svincolo di Falerna  dove ci attende Ernesto; contento di vedermi conserva il suo equipaggiamento nel cofano di Sophie ( il labrador di Eliseno) e la missione può dunque avere inizio. Un paio di telefonate dai toni poco canonici  ai colleghi Riccardo Tucci e Paolo Carravetta ed eccoci nella ventilata Catanzaro. Ci sono Forze dell’Ordine dappertutto e la cosa non ci dispiace affatto, l’unico problema è raggiungere il botteghino degli accrediti, per poi accedere nel settore Stampa dello stadio. Ci rendiamo conto che sfuma l’eventualità di entrare con l’auto così come era stato preventivato e anzi, dobbiamo per ragioni di ordine pubblico sistemare la vettura nei pressi del cimitero, in una zona relativamente distante dall’impianto del Ceravolo. Scendiamo “armati” con  una buona dose di incoscienza e di pallida spavalderia, attraversando gioiosi nelle strade successivi incrociando  gruppi di tifosi giallorossi. Ma ci va in quel momento di essere come a casa nostra, paragonando la nostra Via degli Stadi in quel preciso momento in cui ti stai recando al “Marulla”per sostenere i lupi. L’esatto contrario e non è una bella sensazione, ma ciò nonostante , se pur avvolti dal giallo e dal rosso, arriviamo ai botteghini, ritiriamo gli accrediti e ci sistemiamo nel nostro settore. Ci sono quasi tutti i nostri colleghi e questo non può che farci piacere e a dire il vero, anche i giornalisti locali si dimostrano disponibili e cordiali. Ci collochiamo speranzosi in postazione, al mio fianco c’è Gianluca Pasqua, l’addetto stampa dei lupi, alla mia sinistra il silenzioso Eliseno, fuori i cori di reciproco benvenuto. Il primo tempo trascorre via anestetizzando le aspettative, poi accade tutto quello che ormai fa parte della storia del Cosenza Calcio. La gioia è forse descrivibile, le pulsazioni no. Le pulsazioni no, perché dobbiamo fare i conti a fine gara con una tifoseria davvero arrabbiata con l’ambiente : dal Presidente Cosentino al magazziniere, non si salva nessuno, mentre noi tre pensiamo a come salvare la pellaccia e non rimediare qualche “buffetto” tra il Ceravolo e la nostra auto. Risaliamo la collina con passo spedito, nel gorgo del cianuro giallorosso, dell’irriverenza silana , allo  stupro mai punito della storia delle aquile. La storia, proprio quella e  c’è voluto davvero tanto, quasi una vita per raggiungere un obiettivo del genere, un traguardo quasi utopico che ci va di dedicare (anche gli altri amici hanno condiviso questo momento di opinata sobrietà) a chi oggi non c’è più e mi vengono in mente alcuni dei tanti  nomi di tifosi storici, Lupo, Trapani,  Piero Romeo e chiedo scusa per tutti gli altri che non cito qui, adesso. Il nostro pensiero è chi per oggi non festeggia su questa terra, ma forse altrove. Ci sembrava giusto soffermarci, almeno un momento. Il viaggio di ritorno ci conduce in Paradiso, in sogno dove nessuno per il momento, prima della prossima partita ha intenzione di svegliarsi.

Osvaldo Morisco

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