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La strada Longobucco-Macrocioli-Fossiata ad oggi non ha né un nome ufficiale né una toponomastica. Ad oggi è semplicemente una strada, esponente a pericolo rilevante e costante la sicurezza delle persone. Per questo occorre l’intervento della Regione. Intervento, che ho sollecitato tramite un’interrogazione,  per chiarire le competenze circa la gestione e la manutenzione, oltremodo necessaria nella stagione invernale. La strada versa, infatti, in una vergognosa condizione di abbandono. La manutenzione ordinaria non viene effettuata da decenni. In ogni stagione invernale viene confermata tutta la sua pericolosità, dovuta alle precipitazioni atmosferiche e, come spesso accade, alle nevicate. Le problematiche inerenti  la viabilità sono frequentissime, risultando numerosi gli interventi per incidenti o per soccorso agli automobilisti rimasti bloccati. Risulta, ancora, una strada trafficata quasi il doppio, rispetto alla parallela gemella, la Statale 177 “Silana rossanese” che da Longobucco sale fino a lago Cecita e poi fino a Camigliatello. È più trafficata perché più corta: 16,2 km da Macrocioli a contrada San Giovanni Paliato, rispetto ai 25,9 km della strada, che dovrebbe essere principale, per collegare gli stessi due punti. Essendo più corta viene, anche, utilizzata per far transitare i cablaggi delle diverse reti (telefoniche, idriche, elettriche). Uno di questi lavori, completato nello scorso anno, ha lasciato per tutto il tragitto un solco a centro carreggiata che, a fine lavori, si è pensato bene di coprire solo con del cemento. Risultato: le acque autunnali e la neve invernale, che lì cade copiosa, hanno portato via cemento e inerti contribuendo a far diventare, quella via, una vera e propria mulattiera. La strada non è classificabile come strada comunale, e nonostante le richieste formali del Comune di Longobucco risulta negata anche la provincializzazione. Non è mai stato indicato, pertanto, un responsabile della sicurezza della strada stessa, che risulta, tra l’altro, priva in diversi punti di guard-rail. Eppure è utilizzata continuamente da quasi vent’anni, quindi ampiamente messa in esercizio, con uno sviluppo in alta quota, tra i 1000 e i 1400 metri, e delle pendenze tali da non consentire manutenzioni approssimate, ma una sorveglianza costante ed accurata durante tutto l’arco dell’anno, con un’attenzione particolare nei mesi invernali.  

 

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