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Sassi dal cavalcavia, siamo in piena emergenza
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L’episodio ultimo dei tre adolescenti ripresi a lanciare sassi dal sottopasso di via Cristoforo Colombo, nei pressi della centralissima via Luca De Rosis, nell’area urbana di Rossano, rappresenta in modo emblematico una delle degenerazioni dell’emergenza pedagogica e sociale rispetto alla quale bisogna rispondere con forza e determinazione. Senza se e senza ma, siamo di fronte ad una evidente povertà educativa che ha raggiunto ormai livelli altissimi di attenzione, trovando terreno fertile purtroppo nella carenza di opportunità formative e culturali che devono essere garantite a partire sin dalla scuola dell’infanzia.

RENZO: LA POVERTÀ EDUCATIVA GENERA VIOLENZA E CRIMINALITÀ

Quando parliamo di povertà educativa – sottolinea la pedagogista Teresa Pia Renzo (nella foto), direttrice del Polo infanzia Magnolia – ci riferiamo a quella condizione che priva bambini e ragazzi dell’accesso a opportunità fondamentali per il loro sviluppo personale e culturale, ostacolando la possibilità di costruire un futuro migliore.

SITUAZIONE FOTOGRAFATA NEL REPORT RILANCIATO DA PROFESSORE CALIGIURI

La situazione che stiamo vivendo – aggiunge – è perfettamente fotografata dal report l’Italia al bivio del Docente Unical Mario Caligiuri, direttore del Laboratorio sulle politiche educative dell’Eurispes: il 44% degli adulti presenta un basso livello di istruzione; il 23,5% di laureati e il 40% degli studenti delle superiori non padroneggia la lingua madre. Un bambino che cresce in un contesto educativo impoverito è meno esposto a stimoli culturali, sociali e formativi e ciò si riflette inevitabilmente e negativamente sulle sue capacità di apprendimento, sulla sua autostima e sulle sue prospettive di vita. È fondamentale comprendere che l'investimento nell'educazione della prima infanzia è cruciale per spezzare il ciclo della povertà educativa e, di conseguenza, ridurre il rischio di comportamenti violenti e devianti, come evidenziato dall'aumento del 15,34% delle segnalazioni di minori per reati tra il 2010 e il 2022, secondo i dati del Ministero dell’Interno.

SCUOLA INFANZIA, PRIMO PRESIDIO CONTRO EMARGINAZIONE E VIOLENZA

Vivere in un territorio in cui il contesto educativo offre stimoli culturali, attività che coinvolgono il mondo scuola fuori dalle mura scolastiche, teatro, biblioteca, attività sportive, agevolando anche le famiglie che vivono in condizioni di povertà con aiuti economici, potrebbe rappresentare un grande passo avanti. Ad oggi – osserva – la maggior parte degli aiuti si concentra sulla costruzione, con fondi PNRR, di nuovi asili nido e sulla messa in sicurezza delle strutture scolastiche, un passo importante, ma insufficiente.

BOCCIATURE RIDOTTE AD ELEMENTARI E MEDIE PREPARA A DISPERSIONE

Il discorso si limita ancora troppo spesso a un aiuto intra-scolastico, mentre mancano infrastrutture e aiuti economici per iniziative extra-scolastiche. La riforma del 2017, che ha ridotto al minimo le possibilità di bocciatura nelle scuole elementari e medie, purtroppo prepara il terreno per una inevitabile dispersione scolastica negli anni successivi, come dimostra il 10,5% di ragazzi tra i 18 e i 24 anni che interrompono il percorso formativo. Iniziare, quindi, ad investire seriamente nella qualità dell'educazione sin dalla scuola dell'infanzia, con personale qualificato e progetti mirati, rappresenta il primo passo per costruire una società più equa e libera dalla violenza.

INVESTIRE DA PICCOLI IN EDUCAZIONE CIVICA E SENSIBILIZZAZIONE FAMILIARE

Più subdola di quella economica – insiste la pedagogista Renzo – la povertà educativa ostacola lo sviluppo individuale e la realizzazione personale, incentivando fenomeni come l’abbandono scolastico, lo sfruttamento minorile e rischi sociali come bullismo e violenza di genere. È imperativo integrare nei programmi scolastici, a partire dalle scuole dell’infanzia, percorsi di educazione civica, ambientale e affettiva, coinvolgendo attivamente le famiglie fin dai primi anni di vita dei bambini. Nei contesti fragili, oltre ai sostegni economici, servono interventi pratici: progetti scolastici con menù bilanciati, incontri di sensibilizzazione rivolti ai genitori sulla nutrizione e approcci graduali per abituare i bambini a diete sane, promuovendo la priorità del cibo salutare rispetto ai prodotti processati.

USO ECCESSIVO DISPOSITIVI DIGITALI SOSTITUSCE TEMPO GENITORI-FIGLI

Anche l’uso eccessivo di dispositivi digitali sostituisce il tempo genitori-figli, un fattore cruciale nello sviluppo di relazioni sane e rispettose. Bisogna imporsi con regole chiare: niente smartphone a tavola o prima di dormire; guardare solo contenuti educativi; limitare il tempo di esposizione. Una comunicazione familiare efficace e momenti di gioco sono antidoti alla dipendenza tecnologica e contribuiscono a costruire un ambiente affettivo sicuro e basato sul dialogo, elementi fondamentali per prevenire la violenza di genere. E queste dinamiche positive vanno coltivate necessariamente fin dalla prima infanzia.

SPORT E TEMPO DI QUALITÀ IN FAMIGLIA: SEMINARE IL RISPETTO NELL'INFANZIA

Inoltre, lo sport, se praticato in un contesto inclusivo, può essere uno strumento pedagogico potente per sviluppare abilità cognitive e relazionali. In assenza di strutture adeguate – aggiunge – anche semplici passeggiate all’aria aperta rappresentano un’opportunità per trasmettere abitudini salutari e ritagliare tempo di qualità da dedicare ai figli, creando un circolo virtuoso attraverso il gioco attivo e la scoperta del territorio. Queste esperienze condivise in famiglia, fin dalla tenera età, sono semi preziosi per la costruzione di individui equilibrati e rispettosi.

SERVE APPROCCIO MILTIDIMENSIONALE E RETE SCUOLA-FAMIGLIE-ISTITUZIONI

Insomma, serve un approccio multidimensionale per contrastare la povertà educativa che, a sua volta, può generare mostri come la violenza di genere. È fondamentale creare una rete di collaborazione tra scuola, famiglie, istituzioni, associazioni del territorio e la comunità tutta. Questo impegno comune – scandisce la pedagogista – deve iniziare dalle fondamenta, investendo risorse ed energie nell'educazione della prima infanzia. Solo un impegno concreto nel creare integrazione e favorire le relazioni all’interno della comunità, costruendo una rete di sostegno e solidarietà fin dai primi anni di vita, potrà dare voce a chi spesso è emarginato o invisibile nella società e promuovere un cambiamento culturale profondo e duraturo.

DOBBIAMO SENSIBILZZARE GENITORI SULL’IIMPORTANZA PRIMI ANNI DI VITA

Iniziative come progetti di potenziamento della scuola dell'infanzia, laboratori di educazione civica, ambientale e affettiva per i più piccoli, percorsi di sensibilizzazione per genitori sull'importanza dei primi anni di vita e il sostegno economico alle famiglie con bambini piccoli rappresentano passi concreti verso una società più equa e rispettosa, dove la lotta alla povertà educativa – conclude Teresa Pia Renzo – inizia dai primi sorrisi e dalle prime scoperte dei nostri bambini.

 

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