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Morano, terminata la fase diocesana della causa di beatificazione di don Carlo De Cardona
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Il prete della coerenza, l’amico dei poveri verso l’onore degli altari

Ieri, lunedì 30 giugno, nella chiesa Santa Maria Maddalena, a Morano, si è tenuta la cerimonia conclusiva della fase diocesana del processo di beatificazione del Servo di Dio don Carlo De Cardona (1871–1958). Sacerdote, figlio di questa terra, pioniere del cattolicesimo sociale in Calabria, fondatore di casse rurali e leghe contadine, di tre Giornali e di numerose opere di misericordia, si batté contro l’usura e per la dignità dei lavoratori del mondo agricolo, lasciando un’impronta indelebile nelle vicende meridionali del secolo scorso. Un prete di rara coerenza. Che praticò concretamente il valore evangelico della carità.

L’evento, di alto profilo ecclesiale, è stato presieduto dal vescovo di Cassano all’Jonio, mons. Francesco Savino, affiancato dai membri del Tribunale diocesano: don Nunzio Laitano (Promotore di Giustizia), don Pasquale Zipparri (Cancelliere), don Enzo Gabrieli (Postulatore), Francesco Reda (Notaio incaricato).

Ma come non segnalare la presenza nel sacro luogo del Pastore emerito della diocesi di Oppido Mamertina - Palmi, mons. Francesco Milito, dei parroci locali, don Roberto Di Lorenzo, don Yusti John Mkude, don Francesco Di Chiara, don Emilio Mitidieri, di tanti presbiteri del clero secolare intervenuti anche da altre diocesi del territorio regionale, del sindaco Mario Donadio, accompagnato da esponenti dell’Amministrazione comunale, delle Forze dell’Ordine (Carabinieri e Polizia Municipale), del tessuto imprenditoriale e creditizio, tra questi il presidente della BCC, Nicola Paldino, di molti fedeli giunti dai centri della provincia. Tra i presenti, i familiari di don Carlo e il biografo del Servo di Dio, prof. Biagio Giuseppe Faillace. Fu proprio questi che il 10 marzo 2008, durante le manifestazioni del cinquantesimo anniversario della morte di don Carlo, supplicò pubblicamente l’allora vescovo di Cassano, Vincenzo Bertolone, di valutare l’avvio di un percorso specifico, che fosse finalizzato al riconoscimento delle virtù dell’illustre compaesano. Tutto ebbe inizio in quella fatidica circostanza.

E sono occorsi quindici lunghi anni per ultimare questo primo iter. A margine dei quali, ieri, finalmente, si è potuto procedere ad apporre il timbro con la ceralacca e a sigillare i tredici scatoloni nei quali sono contenuti gli atti dell’inchiesta, rigorosamente secretati. Il tutto sotto l’occhio vigile dei membri del tribunale e del popolo.

Tre le destinazioni previste ora per le carte: 1) Roma - Dicastero per le Cause dei Santi; 2) Diocesi di Cassano – Archivi Episcopio; 3) Postulatore. A don Enzo Gabrieli onore ed onere di redigere la Positio, documento di sintesi che sarà poi utilizzato dai teologi della Santa Sede per il vaglio dei requisiti di santità. Se il giudizio sarà favorevole, come tutti auspichiamo, spetterà al cardinale Marcello Semeraro inoltrare al Papa istanza per il conferimento del titolo di “Venerabile”. L’ulteriore passo, la beatificazione, potrà realizzarsi solo a seguito di miracolo verificato e attribuito alla sua diretta intercessione. Similmente per la canonizzazione. I tempi? Quelli soliti della Chiesa Cattolica.

Una breve esortazione è bastata a monsignor Savino per proporre un efficace ritratto spirituale di De Cardona, evidenziando quanto egli abbia «saputo armonizzare nella propria vita le esigenze del Cielo con quelle della terra, coniugando perfettamente il piano umano con il Divino». «Preghiamo - ha detto il Prelato - perché don Carlo possa essere presto dichiarato Venerabile». Da qui l’invito rivolto soprattutto ai moranesi, di affidarsi con fiducia e costanza al loro amato concittadino, «poiché sono convinto – ha chiosato il Presule - che i frutti non mancheranno e saranno copiosi».

A margine della serata, il sindaco Mario Donadio ha voluto condividere il sentimento della comunità: «Morano – ha affermato - rende devoto omaggio a un sacerdote che ha segnato profondamente la storia non solo religiosa, ma anche civile ed economica della Calabria e in particolare del cosentino. Accompagniamo volentieri questo cammino che, ne siamo persuasi, condurrà alla beatificazione di don Carlo. Credenti o meno, verso quest’uomo, paladino dei diritti, difensore dei poveri, degli emarginati, siamo in qualche modo tutti debitori. Per quanto ci riguarda ci impegniamo quotidianamente a custodirne la memoria e a promuoverne l’opera (vedasi la recente adesione al bando regionale sui Parchi Culturali, impostata e progettata dall’esecutivo che mi pregio guidare, esattamente sulla figura di don Carlo), affinché il suo esempio continui a orientare le nuove generazioni».

 

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